Sono uscita dall'ospedale il giorno di Natale, avevo dormito poco e male, sono stata svegliata continuamente dalla tempesta che faceva sbattere la pioggia contro la mia finestra. Ad ogni pausa dal mio sonno tiravo via il latte manualmente dentro ad un bicchiere perché non potevo nemmeno camminare.
Dopo colazione e la visita del medico vengo dismessa. Così si conclude il mio Natale, ma inizia il 23 sera con un attacco di gastrite che non diminuiva e che nemmeno gli antidolorifici facevano effetto, alle cinque di mattina decidiamo di andare in pronto soccorso, ci vestiamo, mettiamo una giacchetta a a Gael e arriviamo in ospedale. Mentre loro aspettano fuori ed io vengo visitata e somministrata di antidolorifici, il nuovo medico di turno vuole vederci chiaro e mi trattiene, sono stata persino o portata fuori in barella per allattare e cambiare il pannolino a Gaël sul lettino, poi andarono a casa. Io rimasi qui.
E pensare che ero pronta a vedere Gaël aprire i suoi regali, spaventarsi di fronte alla visione di Babbo Natale, la macchina fotografica era pronta, il pigiamino anche, la giornata programmata, ed invece mi ritrovato a piangere in ospedale perché mi sarei persa questi momenti preziosi, più che la paura di essere operata.
Dopo una ecografia, una tac (che nona mi permetterá di allattare per qualche giorno, ed oggi non ho latte), e gli esiti degli esami del sangue ero in mezzo ad una conversazione con una signora che non ho ben capito chi fosse, una assistente sociale? Una psicologa? Cercava di rincuorarmi visto la mia tristezza. Ma credo pensasse che io piangessi perché avevo paura. Poco dopo mi ritrovai nuda in sala operatoria, mentre l'anestesista mi diceva che era italiana crollai nel sonno. Un'operazione di routine dove mi avrebbero tolto l'appendice infiammata tramite laparoscopia.
La sensazione più brutta in assoluto é il risveglio, dopo quattro ore sentendo il mio nome e volendo aprire gli occhi, soltanto che non ci riuscivo.
Scese la sera e mio marito con il bimbo si preparavano a trascorrere la vigilia senza me ed io senza loro. Ho dormito più che ho potuto, volevo concludere la giornata più in fretta possibile, volevo essere a casa.
Oggi va un po' meglio, riesco a stare dritta, ma dentro sto male, non solo la tristezza di essere stata sola a Natale, ma anche oggi non posso stare con Gaël, piange perché vuole essere allattato ed essere preso in braccio, ma io non riesco, provo troppo dolore quando mi sfiora, non riusciamo a dormire insieme, sto allattando pochissimo ed il mio seno é tornato ad una prima, Gaël sta tutto il giorno con la nonna e quando ritorna dobbiamo separarci perché piange dalla frustrazione quando mi vede. Sono giornate triste queste qui....
Dopo colazione e la visita del medico vengo dismessa. Così si conclude il mio Natale, ma inizia il 23 sera con un attacco di gastrite che non diminuiva e che nemmeno gli antidolorifici facevano effetto, alle cinque di mattina decidiamo di andare in pronto soccorso, ci vestiamo, mettiamo una giacchetta a a Gael e arriviamo in ospedale. Mentre loro aspettano fuori ed io vengo visitata e somministrata di antidolorifici, il nuovo medico di turno vuole vederci chiaro e mi trattiene, sono stata persino o portata fuori in barella per allattare e cambiare il pannolino a Gaël sul lettino, poi andarono a casa. Io rimasi qui.
E pensare che ero pronta a vedere Gaël aprire i suoi regali, spaventarsi di fronte alla visione di Babbo Natale, la macchina fotografica era pronta, il pigiamino anche, la giornata programmata, ed invece mi ritrovato a piangere in ospedale perché mi sarei persa questi momenti preziosi, più che la paura di essere operata.
Dopo una ecografia, una tac (che nona mi permetterá di allattare per qualche giorno, ed oggi non ho latte), e gli esiti degli esami del sangue ero in mezzo ad una conversazione con una signora che non ho ben capito chi fosse, una assistente sociale? Una psicologa? Cercava di rincuorarmi visto la mia tristezza. Ma credo pensasse che io piangessi perché avevo paura. Poco dopo mi ritrovai nuda in sala operatoria, mentre l'anestesista mi diceva che era italiana crollai nel sonno. Un'operazione di routine dove mi avrebbero tolto l'appendice infiammata tramite laparoscopia.
La sensazione più brutta in assoluto é il risveglio, dopo quattro ore sentendo il mio nome e volendo aprire gli occhi, soltanto che non ci riuscivo.
Scese la sera e mio marito con il bimbo si preparavano a trascorrere la vigilia senza me ed io senza loro. Ho dormito più che ho potuto, volevo concludere la giornata più in fretta possibile, volevo essere a casa.
Oggi va un po' meglio, riesco a stare dritta, ma dentro sto male, non solo la tristezza di essere stata sola a Natale, ma anche oggi non posso stare con Gaël, piange perché vuole essere allattato ed essere preso in braccio, ma io non riesco, provo troppo dolore quando mi sfiora, non riusciamo a dormire insieme, sto allattando pochissimo ed il mio seno é tornato ad una prima, Gaël sta tutto il giorno con la nonna e quando ritorna dobbiamo separarci perché piange dalla frustrazione quando mi vede. Sono giornate triste queste qui....
- dicembre 27, 2013
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